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Diabete, sovrappeso o obesità e VLCKD: cosa ci dice la scienza e perché è importante parlarne?

14 Nov 2024

Perché parlare di diabete?

E soprattutto perché parlare di diabete, sovrappeso o obesità e VLCKD? Quale collegamento c’è tra questa patologia e la dieta chetogenica?

Affrontiamo questo tema importante oggi, nella Giornata Mondiale per il Diabete, con la Dott.ssa Cristina Robba, Nefrologa e Nutrizionista, esperta nel suo settore.

 

È importante parlare di Diabete e sovrappeso o obesità in quanto sappiamo esserci una stretta associazione tra obesità e diabete mellito di tipo 2, ovvero il tipo di diabete non insulino dipendente, che colpisce attualmente più di 500 milioni di persone nel mondo. Purtroppo, si prevede un aumento di persone affette da diabete mellito non insulino dipendende nei prossimi decenni.

Sappiamo esserci un rischio di diabete sette volte maggiore nelle persone con obesità rispetto a persone normopeso. Ma sappiamo anche come alcune modifiche legate sia alla alimentazione che allo stile di vita possono diminuire la iperglicemia avvicinandola a livelli di normalità per lunghi periodi di tempo.

Pertanto, parlare di remissione di diabete è possibile, se questi cambi di stile di vita avvengono all’esordio della malattia. Il miglioramento della glicemia è dovuto in parte al miglioramento della secrezione di insulina ed in parte alla sua azione. Tuttavia, questi miglioramenti, e quindi la possibilità di “recupero” della capacità di produrre insulina e di utilizzarla, possono avvenire nei primi anni di malattia: è noto che nel diabete tipo 2 di durata superiore ai 10 anni le modifiche cellulari raggiungono un punto di non ritorno.

Ciò è fondamentale in quanto si deve obbligatoriamente agire ed intervenire quando la Beta cellula pancreatica non ha ancora perso tutte le sue caratteristiche e quindi quando il calo di peso è in grado di invertire il decorso della malattia diabetica. La perdita di peso permette infatti il ripristino della prima fase di normale secrezione insulinica, mentre se vi è un sovrappeso o obesità consolidate nel tempo da un apporto calorico eccessivo associato alla insulino resistenza muscolare, la lipogenesi, cioè la formazione di grassi, è facilitata e reiterata.

In queste condizioni la dieta chetogenica di tipo VLCKD è stata proposta come strategia terapeutica e in tempi recenti la Associazione Europea per lo studio dell’Obesità ha pubblicato linee guida nelle quali è specificato che la VLCKD mostra risultati significanti in termini di perdita di peso nel breve, intermedio, e lungo termine. I miglioramenti della composizione corporea si accompagnano ad un miglioramento del profilo non solo glicemico ma anche lipidico.

Tuttavia, associare il termine chetogenico ad un trattamento per il diabete spaventa ancora…infatti è importante consolidare il messaggio che la chetoacidosi diabetica, evento serio che si associa ad iperglicemia severa, chetosi e acidosi compare solo nel diabete di tipo 1, il diabete “giovanile”, che ha la sua patogenesi nella mancanza assoluta di insulina.

Nei soggetti non diabetici, oppure nei diabetici di tipo 2, la secrezione basale di insulina è presente e impedisce, attraverso la gluconeogenesi da parte del fegato, di mantenere la glicemia stabile ed impedire la chetoacidosi

Pertanto, nelle VLCKD, la chetosi indotta dalla nuova dieta viene definita “chetosi fisiologica” e il pH del sangue resta sempre nei limiti della normalità.

Eccoci, quindi, nella giornata mondiale del diabete ad avere un crescendo di conferme all’utilizzo di terapie dietetiche chetogeniche.

Già 10 anni fa, nel 2014 la Fondazione ADI aveva pubblicato un “position paper” in cui la VLCKD nel diabete poteva essere un’interessante alternativa per la perdita di peso.

Nel 2018 viene stressato il concetto che i pazienti con alterazioni glicemiche o diabete devono avere una terapia nutrizionale sino al raggiungimento degli obiettivi di peso sano e di compenso metabolico.

Nello stesso periodo anche le linee guida inglesi per la gestione del diabete raccomandano una perdita di peso il prima possibile dopo la diagnosi, sia per la remissione del diabete, sia per controllare il rischio cardiovascolare associato alla patologia.

Nel 2019 la SIE pubblica il suo consenso all’utilizzo di VLCKD nelle malattie metaboliche, ricordando che la precocità nell’intervento condiziona le percentuali di successo, mentre i risultati dello studio DIRECT, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet conferma che il diabete di tipo 2 è potenzialmente reversibile con una perdita di peso > di 15 Kg nei soggetti obesi trattati con diete fortemente ipocaloriche.

Nel 2020 la American Diabetes Association conferma l’esigenza della diminuzione di peso all’esordio della malattia diabetica, asserendo che per perdere più del 5 % del peso possono essere prescritte diete a bassissimo contenuto calorico, quindi circa 800 Kcal al giorno, per interventi a tempo limitato, circa 3 mesi, utilizzando sostituti totali dei pasti.

Alla luce di tutte queste considerazioni, cosa può effettivamente fare un paziente oggi, una volta stabilito che la perdita di peso può diventare veramente un punto di svolta in termini di salute?

Può, sotto stretta indicazione medica, sottoporsi ad una VLCKD, come quella proposta dal Metodo PronoKal, che comporta l’introduzione dei pasti sostitutivi a bassissimo contenuto di carboidrati e con proteine ad alto valore biologico per un arco temporale di alcune settimane, secondo le indicazioni specialistiche e sino alla ottimale perdita di peso, programmando la graduale reintroduzione di alimenti a basso indice glicemico, una volta raggiunti gli obiettivi.

Si tratta di una scelta dietetica che è anche una strategia terapeutica e che permette nel lungo periodo di prevenire tutte le complicanze micro e macro-vascolari che si associano alla malattia diabetica e che ne condizionano la prognosi.

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