BLOG PRONOKAL

Intervista al Dott. Filippo Pennisi

02 Mag 2020

In questa sezione del blog raccogliamo le testimonianze dei professionisti che utilizzano con grande successo il Metodo PnK per la cura dei propri pazienti.

Ecco un’interessante intervista al Dott. Filippo Pennisi, medico di famiglia operativo nell’area della città metropolitana di Torino e a Lanzo Torinese, che si occupa da molti anni di diete chetogeniche.

Abbiamo chiesto al Dott. Pennisi di raccontarci la sua esperienza con il Metodo PnK e dei risultati ottenuti dai suoi pazienti.

Benvenuto dott. Pennisi, da quanto tempo si occupa di diete chetogeniche?

Chiarisco fin da subito: non sono un dietologo, non prescrivo diete dimagranti e l’unica dieta che prescrivo è la dieta chetogenica, di cui mi occupo dal 2009. Il motivo è di carattere clinico: mi rivolgo ai pazienti in sovrappeso che presentano anche altre patologie e che possono giovarsi di questo strumento dieto-terapeutico. Non prescrivo altri tipi di diete perché, ribadisco, non sono un dietologo.

Cosa vede di diverso nella dieta chetogenica e cosa distingue il Metodo PnK rispetto da altre diete chetogeniche prescritte da Lei in passato?

Il grande vantaggio del Metodo PnK, oltre che a quello di garantire una significativa perdita di peso, è di essere rapido, scientifico e multidisciplinare. Queste caratteristiche migliorano lo stato di salute di chi segue questo percorso già dai primi giorni. Il paziente infatti si sgonfia subito e la chetosi indotta produce una liberazione di endorfine che consente al paziente di sentirsi meglio. Questa è una costante, tanto che la maggior parte dei pazienti che tornano al primo controllo non dicono “Dottore, io mi sento dimagrito”, ma: “Dottore, io mi sento meglio”.

La Sua applicazione della dieta chetogenica è dunque collegata più alla clinica che alla nutrizione. Quali sono i parametri che ha visto migliorare con il Metodo PnK e quali sono i benefici che il paziente ottiene seguendo questo metodo?

Sin dai primi controlli delle analisi i parametri fondamentali quali glicemia, colesterolo e trigliceridi migliorano. Anche altri parametri metabolici o infiammatori inizialmente alterati, a causa del sovrappeso, come la ferritina, gamma GT, PCR, tendono a migliorare, già dopo 2-3 settimane di trattamento. Possiamo sicuramente dire che il miglioramento, come dimostrano i numerosi studi scientifici condotti con il Metodo PnK, è dovuto agli effetti metabolici e alla diminuzione della Lipoinfiammazione.

Lei ha un osservatorio privilegiato che è quello del medico di famiglia, che in maniera trasversale vede persone di tutte le età. Pensa ci sia un’età che trae maggiore beneficio oppure l’età è indifferente in percorso con il Metodo PnK ?

Non credo sia un problema di età ma di metabolismo. Un paziente di 30 anni ha una risposta sicuramente superiore rispetto ad un paziente di 70.  Però ricordo il caso di una signora diabetica di Ivrea che ha perso 10 kili e portato un’emoglobina glicata da 8,2% a 6,4% con 75 anni d’età, perché il suo assetto metabolico di base era ancora buono. Altri esempi: una paziente di mezza età con una iniziale insufficienza renale con una creatinina di partenza di 1.5, dopo 3 settimane di Metodo PnK ha portato la creatinina a 0.90. Certo qui ho raccontato due casi aneddotici ma è quello che avviene solitamente in chi segue la dieta chetogenica con il Metodo PnK la maggior parte delle volte.

Ci sono invece persone a cui è sconsigliato questo metodo?

Io non ho i titoli per poter dire questo, ma faccio molta attenzione nel caso di pazienti in trattamento oncologico, anche se gli ultimi lavori parlano della possibilità di un impiego della chetogenica anche in questo tipo di patologie. In merito alle controindicazioni, sono quelle classiche per tutte le diete VLCKD e cioè Diabete Tipo 1, Insufficenza Renale non di grado lieve, Psicosi scompensate.

Il rapporto medico paziente è sempre una caratteristica importante ma per un medico di medicina generale lo è ancora di più. Crede che il Metodo PnK possa aiutare in tal senso? E quali sono le specificità del rapporto medico paziente in questo tipo di percorso terapeutico?

Da medico di famiglia ho sempre detto di essere un privilegiato, perché da un certo punto di vista siamo le uniche figure della sanità abituate a trattare con i malati, perché la maggior parte degli specialisti è abituata a trattare le malattie… e non è la stessa cosa. Noi siamo abituati ad avere un rapporto con il paziente di natura olistica perché il nostro paziente viene da noi per qualunque problematica. La figura del medico di famiglia ritengo sia la figura migliore ad approcciare ad un metodo di questo tipo proprio perché è abituato ad avere un rapporto olistico con il paziente, e come spiegato all’inizio il Metodo PnK è un metodo multidisciplinare. Guardiamo i cambiamenti del paziente nel corso del trattamento, anche come modifica riguardo al suo modo di camminare, di stare seduto… siamo dunque abituati a guardare in toto i nostri pazienti.

Le chiediamo di condividere con noi un’ultima riflessione, alla luce della sua esperienza, sull’utilizzo della dieta chetogenica con Metodo PnK

Voglio concludere ricordando a chi ci legge, che noi, medici di famiglia siamo abituati a parlare in termini molto semplici ai nostri pazienti: quindi a volte basta solo far capire loro che se fanno in un certo modo, funziona.

Credo che il ruolo chiave del medico sia proprio quello di illustrare al paziente tutto quello che è racchiuso in questo metodo: evidenze scientifiche, multidisciplinarietà, innovazione. Proprio per questo secondo me il medico di famiglia è la figura più indicata non tanto per la corretta prescrizione della dieta chetogenica con Metodo PnK, ma per inquadrare  sempre sin dal principio, ad ogni incontro, la giusta motivazione, considerato il rapporto privilegiato e continuativo che abbiamo con i nostri pazienti.

 

Hai dei dubbi?

Ti chiameremo!

Inizia ora!

Lasciaci i tuoi dati e
e ti contatteremo

Risolviamo tutti i dubbi.