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Intervista alla Dott.ssa Anna Rita Proietti

17 Nov 2020

In questa sezione del Blog continuano le testimonianze dei professionisti che utilizzano con grande successo il metodo PNK per la cura dei propri pazienti. 

In questa intervista alla Dott.ssa Anna Rita Proietti, medico dietologo specialista in Scienza dell’Alimentazione, abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza e di come sia arrivata alla conoscenza, studio ed applicazione del metodo PnK.

Partiamo dal precisare qual è la caratteristica della sua specialità: se ci può spiegare che ruolo ha lo specialista in Scienza dell’Alimentazione e quale la differenza con gli altri medici che si occupano di nutrizione. 

É la più giovane delle branche della medicina interna che si occupa della componente alimentare ma anche nutrizionale; nella nostra scuola di specializzazione si effettua un percorso parallelo a quella che effettuano i biologi,  riguardo la nutrizione applicata anche se la differenza sostanziale, che non tutti comprendono, è che il medico specialista in Scienze dell’Alimentazione nel corso degli studi esegue un vero e proprio avvio alla nutrizione clinica, partendo da tutte le patologie correlate alla sindrome metabolica, passando per i disturbi alimentari sino ad arrivare alla malnutrizione, come ad esempio la sarcopenia nel soggetto anziano. 

Prima di addentrarci in questo aspetto, può raccontarci qualcosa degli anni della formazione alla scuola di specializzazione, in una branca così specifica, rispetto ai diversi approcci dietetici?

Io vengo dalla scuola romana del compianto prof. Carlo Cannella, dove vi era una base di impostazione biochimica ed una applicazione clinica sulla dieta Mediterranea. Possiamo dire che sia dal punto di vista scientifico che clinico la Scuola dove mi sono formata è stata come un faro per la divulgazione della Dieta Mediterranea, non solo in Italia.

 

La domanda a questo punto sorge spontanea: durante il suo corso di specializzazione ha studiato ed approfondito la dieta chetogenica? 

No!

Ed allora ci racconti come è stato questo incontro…come si è imbattuta nella dieta chetogenica?

Ho conosciuto questa terapia durante un convegno della SICOB, la società italiana di chirurgia dell’obesità nel 2017, dove ho avuto modo di confrontarmi con una cara collega dietologa che stimo molto. 

Confesso che all’inizio ero un po’ diffidente perché quando non conosci un approccio che non hai studiato, reputi non possa essere scientificamente valido; quando poi ho cominciato ad approfondire, ad utilizzarla a verificare i risultati ed a comprendere come maneggiarla al meglio, sono rimasta molto soddisfatta.

Devo però aggiungere che nelle prime esperienze in cui ho utilizzato l’approccio chetogenico, pur avendo buoni risultati, non mi convinceva appieno il protocollo che veniva proposto. Poi mi sono imbattuta nell’approccio chetogenico con il Metodo PNK ed è scoccato “un colpo di fulmine”… se possiamo utilizzare questa espressione anche sul lavoro.

Questo metodo mi ha aiutato, mi ha dato tanta fiducia e sicurezza e questo è avvenuto perché si tratta anzitutto di un protocollo che è sicuro sia per il medico che per il paziente. 

Io in ambulatorio mi occupo prevalentemente di pazienti con sindrome metabolica e l’aver iniziato ad adoperare la terapia chetogenica, dato che per questi pazienti la considero una vera e propria terapia e non solo una dieta, oltre a darmi grandi soddisfazioni personali è stato anche molto stimolante ed arricchente dal punto di vista sia clinico che scientifico.

Dott.ssa Proietti la ringraziamo per questa testimonianza anche perché ci ha fatto emergere il suo scetticismo iniziale. Quale è stato allora l’aspetto che l’ha affascinata (in riferimento al colpo di fulmine di cui sopra) di questo metodo PNK?

É stato importante trovare una risposta per quei pazienti che non rispondevano alla dieta ipocalorica bilanciata di tipo mediterraneo nei casi in cui, pur dopo 4 settimane di dieta, non venivano raggiunti risultati: quindi avere uno strumento per fornire risposte certe per questa tipologia di pazienti è stata la mia prima “molla” per la prescrizione del metodo PNK. Successivamente ho iniziato a riscontrare i risultati sui dati metabolici e mi sono entusiasmata perché era davvero straordinario poter sospendere la terapia antipertensiva o avere un miglioramento sulla glicemia, insomma un cambiamento di tutti quei parametri cardio-metabolici che, da medico, mi interessavano oltre la perdita dei chili. 

Altro vantaggio di questo metodo, dal mio punto di vista, era la tranquillità di avere un algoritmo, un approccio multidisciplinare e la presa in carico del paziente a 360°. Tutti questi aspetti fanno sì che il paziente si senta seguito meglio, sia più sicuro e ciò produce risultati differenti.

Affrontiamo ora con lei il discorso sulla fase di reintroduzione dei carboidrati che nel metodo PNK avvengono con il passo 4 e passo 5. Come funziona?

È un ritorno alla normalità con un occhio a quanto fatto nel corso dei precedenti passi. È un contratto a tempo determinato e poi dal passo 4-5 si passa a un contratto a tempo indeterminato, come se fosse un lavoro, per arrivare infine allo stile di vita mediterraneo.

Il paziente pensa:” So quanto ho fatto prima, arrivo a reintrodurre i carboidrati che danno soddisfazione, quel cambiamento è stato un passaggio importante ma so che là non devo mollare”. In questa fase tante persone continuano a perdere peso, cosa che invece con gli altri approcci chetogenici non avviene. Si potenzia l’aspetto dell’attività fisica, loro sono più soddisfatti perchè si sentono bene e superano la paura che avevano nel reintrodurre i carboidrati.

Immaginiamo che con questo approccio abbia raggiunto importanti traguardi sulla perdita di peso. Per chi si occupa di dietologia da molti anni, crede sia corretto affermare che questo è un metodo sicuro, rapido ed efficace nella perdita di peso rispetto ad altri approcci usati in precedenza? 

Assolutamente sì. 

E quindi i famosi “9 kg in un mese” di cui parla il metodo PNK non sono solo uno slogan pubblicitario…

No, poi dipende sempre dal caso. La perdita iniziale in media rappresenta una riduzione del 50% di quell’80% totale da perdere. Mi spiego meglio se devi perdere 10 kg, non saranno 9 kg all’inizio, ma “solo” 4 kg. Se invece devi perdere più di 20 kg, ti ritrovi che nel primo mese puoi arrivare tranquillamente e senza problemi a perderne anche 8-9, se segui il metodo nella sua interezza ed effettui la terapia fisica associata.

E quindi ritiene che il metodo PNK serva solo a chi deve perdere molti chili?

Assolutamente No! C’è da dire però che ci sono delle situazioni che vanno valutate da paziente a paziente, non solo sulla base del peso, ma anche della composizione corporea. Come dicevo all’inizio non si deve vedere solo il peso in sé ma integrarlo in un discorso di salute con gli altri parametri.

Avviandoci alla conclusione chiediamo alla dottoressa Proietti di oggi che ha conosciuto la dieta chetogenica ed il metodo PNK, cosa direbbe alla dottoressa Proietti di 4 anni fa? O cosa direbbe ad una collega scettica?

Il primo pensiero di una collega scettica è “oddio, la chetogenica, la iperproteica e la chetoacidosi.” Pur avendo fatto un percorso in scienza dell’alimentazione poco abbaiamo parlato di chetosi durante la specialità.

Per fortuna attualmente in quella stessa scuola, che frequentai anni fa, dato che si sta dando un aspetto più clinico e metabolico alla specialità, la dieta chetogenica viene studiata in modo più approfondito . L’aver riconosciuto la VLCKD come terapia nel paziente che si deve preparare alla chirurgia bariatrica o nel grande obeso è stato un punto focale. Iniziare la specializzazione nel 2019 è diverso dall’averla iniziata nel 2005.  

Sicuramente si tratta di una dieta non bilanciata che necessita di un’attenta integrazione; l’integrazione riesce a darci quella copertura dei fabbisogni in micronutrienti necessaria per evitare eventuali problemi che la chetosi potrebbe dare e far capire che è una terapia per raggiungere un obiettivo con fine dimagrante. 

Io che mi occupo di sindrome metabolica ho come primo obbiettivo per i miei pazienti la perdita di peso associata al miglioramento del quadro dismetabolico seguita da un percorso di educazione alimentare senza un il quale anche la perdita di chili è inutile.

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