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Intervista al Dott. Massimo Vincenti

11 Ago 2020

In questa sezione del Blog continuano le testimonianze dei professionisti che utilizzano con grande successo il metodo PNK per la cura dei propri pazienti. 

In questa intervista al Dott. Massimo Vincenti, Specialista in Nefrologia, medico esperto di diete chetogeniche e malattia autoimmunitarie, abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza con il metodo PNK alla luce dei risultati ottenuti da alcuni suoi pazienti che ci hanno lasciato una loro testimonianza sul blog.

Dott. Vincenti lei ha grande esperienza nella dieta chetogenica: il metodo PNK è da poco approdato in Italia, anche se presente nel panorama internazionale da tanti anni. Secondo lei, che da tanti anni si occupa di diete chetogeniche, qual è il valore aggiunto di questo metodo? 

Dal mio punto di vista il valore aggiunto di questo nuovo programma è legato alla qualità dei prodotti e al modo migliore in cui è strutturato questo metodo. Ci sono tantissimi metodi che utilizzano prodotti per le diete chetogeniche: la mia esperienza, mi fa affermare certamente che il Metodo PNK per la struttura e la qualità dei suoi prodotti, che sono decisamente migliori di tanti altri, ha una marcia in più e garantisce al paziente risultati migliori rispetto a tutti gli altri.

Citando quello che ci ha raccontato la sua paziente, la sig.ra Roberta Lioce, nell’intervista rilasciata per questo blog parlandoci della sua esperienza, ha sottolineato l’importanza della figura del professionista, importanza sia per l’aspetto motivazionale nel seguire il “metodo” che proprio per la fiducia dell’approccio scientifico al Metodo PNK. Dal suo punto di vista quindi, qual è il valore aggiunto della figura del medico in questo metodo?

Il professionista è fondamentale, non solo per scongiurare i possibili rischi o effetti collaterali che sono insiti nella dieta chetogenica. Ricordiamo che utilizzare il termine dieta, per la dieta chetogenica, dal mio punto di vista, è un errore di significato, perché si tratta di una terapia a tutti gli effetti.

Il medico, conoscendo quelle che possono essere le indicazioni e le possibili complicanze legate a questa terapia, è l’unico che può gestire con più sicurezza un percorso che aiuta ed è in grado di migliorare la qualità della vita del paziente.

Avendo la fortuna di parlare con lei che sappiamo essere tra gli esperti italiani del “Protocollo Coimbra”, un trattamento per le patologie autoimmunitarie, in base alla sua esperienza, quale link ci può tracciare tra la dieta chetogenica ed in particolare tra il metodo PNK e le malattie autoimmunitarie? 

Sia le diete chetogeniche fortemente ipocaloriche come il metodo PNK che è una VLCKD (Very Low Calorie Ketogenic Diet), che le altre diete chetogeniche, svolgono un’azione di tipo antinfiammatorio. Le malattie autoimmuni hanno alla loro base uno stato infiammatorio cronico e costante: quindi utilizzare una dieta chetogenica come supporto ad una terapia nell’ambito delle malattie autoimmuni, sicuramente può essere vantaggioso per il paziente, soprattutto se il paziente è in regime di sovrappeso o obesità ed è in una condizione clinica di sindrome metabolica. Quindi le malattie autoimmuni possono usufruire dell’attività non solo antinfiammatoria ma anche di tipo immuno-regolatrice.

Come sappiamo il tessuto adiposo è fortemente attivo dal punto di vista di sostanze secrete di tipo pro-infiammatorio, quindi nell’ambito di una malattia autoimmune con un paziente sovrappeso od obeso, sicuramente si potranno ottenere ottimi benefici, nel momento in cui si approccia con una dieta chetogenica con il metodo PNK che permette di perdere rapidamente peso e che possiede un’attività antinfiammatoria grazie anche alla formulazione dei prodotti PNK, dato che nella loro formulazione è presente il Protein DHA® che è stato dimostrato con uno studio molto interessante, denominato PNKLipoinfiammazione, svolgere un’azione diretta sulla produzione di molecole antinfiammatorie a livello del tessuto adiposo.  

A conclusione della sua domanda, il metodo PNK, grazie alla sua attività antinfiammatoria si sposa molto bene per quanto riguarda le malattie autoimmuni. Ricordiamo che nelle malattie autoimmuni più frequenti quali ad esempio la sclerosi multipla o l’artrite reumatoide, sfruttare questo link della dieta chetogenica con il metodo PNK e la possibilità di utilizzare anche la supplementazione della vitamina D, almeno in una fase iniziale, può essere molto vantaggioso per sfruttarne l’attività antinfiammatoria.

Un’ultima domanda è per il lettore che è approdato su questo blog, ha letto la testimonianza della sua paziente, ed ora la sta conoscendo meglio. Dottore, durante la prima visita al paziente che si rivolge a lei per perdere peso, cosa dice? E perché propone il metodo PNK, visto che ci sono tanti modi per dimagrire?

Sicuramente ci sono tanti modi, ma quello che è importante, dal mio punto di vista, è il risultato che possiamo ottenere con un metodo strutturato, validato scientificamente e questo è un valido aiuto sia per il professionista che per il paziente. Quindi durante il primo approccio che ho con i pazienti, per me è fondamentale creare la cosidetta “emaptia”, ovvero entrare in contatto con loro e spiegare quali possono essere i limiti, che come tutti i metodi possono esserci, ma soprattutto illustrare quali sono gli estremi vantaggi che si possono ottenere con il metodo PNK.

Quindi essere molto chiari, spiegare anche quelli che possono essere i possibili rischi o le possibili complicanze di un metodo non seguito in maniera scientifica e rigorosa, permette di relazionare con il paziente e spiegare tutte le probabili problematiche, quindi in conclusione il paziente si sentirà rassicurato per affrontare questo metodo che ricordiamolo ancora una volta è “una terapia” e non “una dieta”.

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